Sono una mamma ansiosa? Probabilmente si, ma nella giusta misura.
Mio figlio gioca e si diverte con gli altri bambini, va al parco con me o con suo padre, gioca nel parco dell’asilo con altalene, scivoli, tricicli, biciclette. Non ho problemi a lasciarlo con qualche familiare (nonni e zii) e passa gran parte delle sue giornate all’asilo dove interagisce con un microcosmo di grandi e piccini di ogni tipo. Se per caso si fa male (cade, sbatte con la testa, fa a botte con quel teppistello di Rafael dell’asilo, etc.) io lo rassicuro e cerco di alleviare il carico di dolore, sdrammatizzando quanto accaduto. Un ginocchio sbucciato, un bernoccolo o una scarpata in faccia di Rafael (questo ci va giú pesante!) sono quello che sono e lui non ne puó fare un dramma. Lo aiuto a capire, ridimensionando cose che alla sua etá hanno tutto un altro peso. Insomma mio figlio non é un fiore di serra.
Peró le situazioni potenzialmente pericolose io tendo a fargliele evitare e, quando proprio non posso, vigilo. Esempi? Non metto sedie o sgabbelli sotto una finestra, sia essa aperta o chiusa, per strada voglio che mi dia sempre la mano, non gli permetto di arrampicarsi su mobili, prese della corrente e affini sa che sono da evitare.
É ovvio che non sono sempre con lui o non sono sempre al 100% e in questi casi devo delegare. E giá in questo delegare c’é molto del mio sforzo di mamma ansiosa che peró riesce a non sopraffare (e farsi sopraffare) dalla sua ansia.
Cerco di mettere il buon senso in quello che faccio e soprattutto presto attenzione e mi aspetto da coloro che si prendono cura di mio figlio (ma anche dei figli degli altri) lo stesso atteggiamento.
Fatta questa premessa e mea culpa vorrei capire perché la nonna paterna, la sera di Natale, mentre io riposavo un pó sul divano perché messa KO da un’influenza fulminante, si é ricordata (con mio figlio vicino!) di buttare sale grosso sulla carne che stava arrostendo nel camino? Il sale nel fuoco schizza, questi grani di sale sono schizzati nell’occhio e nel volto di mio figlio che ha lanciato un urlo come non lo avevo mai sentito e mi ha dato la sensazione di budella strappate dal mio corpo. Mio figlio urlava e piangeva per il dolore, io che stavo dormendo sono balzata in piedi e corsa e lei che mi diceva:«Ma pensavo stesse giocando!». Ma a che cosa? A vediamo come si urla quando ci si fa male? Ma stiamo scherzando? E tutti i parenti attorno e David ancora piú preoccupato. Ho mandato tutti a quel paese se no David non si calmava. Ha dei piccoli segni sul volto, dei puntini e alcuni proprio sotto e sopra la palpebra.
Lui ha capito che é stato un incidente, non é stato fatto di proposito, é successo. La paura mi pare gli sia passata, tant’é vero che se ne voleva rimanere a casa della nonna in vacanza e s’é fatto pure un pianto quando siamo dovuti andar via ed io commossa da cotanta dimostrazione di affetto, pur sapendo che é dettata dal fatto che lui i nonni, paterni o materni che siano, se li intorta a dovere.
E invece la nonna paterna che dice? «Ah, ma se la mamma vuole, puoi rimanere, non c’é problema. Ah, peró non piangere se no la mamma si arrabbia con te». Ma rimanere a fare cosa? Ad aiutare nel negozio della nonna? E poi chi cazzo si arrabbia? Ma sono cose da dirsi? E che sono il lupo cattivo?
Per dovere di cronaca informo che la carne su citata era giá salata, non c’era bisogno di salarla ulteriormente. Quando uno dice:«Scetate capetó!»
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1 commento:
oooh, vedo che pure tu hai una suocera meravigliosa, pronta a sostenerti con sincero affetto e assolutamente contraria a subdoli ricatti morali.
come siamo fortunate!
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